Clipeologia

CHE COSA E’ LA CLIPEOLOGIA

( di P. L. Sani)

La clipeologia è la ricerca di eventuali manifestazioni ufo nel passato. Il termine deriva da «clipeus», lo scudo rotondo dei guerrieri romani, e trova giustificazione nel fatto che gli antichi scrittori latini, come ad esempio Plinio il Vecchio, descrissero come «clipei ardentes» (scudi infuocati) certe strane apparizioni celesti dell’epoca.

L’assunto dipeologico è che tali apparizoni siano assimilabili, per aspetto e comportamento, agli ufo attuali.

La parola clipeologia è di conio prettamente italiano: proposta, pare, dal milanese Umberto Corazzi nel 1959, essa ha trovato diffusione nel nostro paese soprattutto grazie ad una rivista edita (a partire dal 1964) dal Centro Studi Clipeologici di Torino e intitolata, appunto, «Clypeus».

Il termine non ha invece avuto fortuna all’estero, probabilmente perché la nostra letteratura in materia, data la poca o punta conoscenza della lingua italiana in campo internazionale, è rimasta praticamente ignorata al di là dei nostri confini. Ciò non significa, beninteso, che la ricerca di riferimenti ufologici nel passato sia stata trascurata all’estero. Tutt’Atro. Esistono validi studiosi stranieri, fra i quali possiamo ricordare per esempio l’inglese Raymond Drake.
Fra quelli italiani, sono invece da citare Gianni Settimo e Solas Boncompagni.

La clipeologia si basa su due presupposti:
1) il fenomeno ufo non è esclusivo del nostro tempo: esso affonda le proprie radici nella storia, fino alle epoche più remote;
2) il suo manifestarsi attraverso i secoli è rimasto documentato, sotto forma di descrizioni, allusioni, riferimenti, nelle mitologie, nei testi sacri, nei libri degli antichi autori, nelle cronache medioevali, nei diari di viaggio, nei libri di bordo ecc…  Lo scopo della clipeologia è quindi quello di scoprire queste presunte tracce e di presentarle come tali dopo averle spogliate della veste mitica, religiosa o leggendaria con la quale sono arrivate fino a noi. Il che, naturalmente implica un lavoro di interpretazione sovente molto audace e inevitabilmente soggettivo.

E proprio qui la clipeologia incontra il suo limite, che è appunto l’impossibilità di superare la soglia del parere personale. In definitiva, tutto quello che essa può fare è di presentare una serie di passi enucleati da testi di vario genere e di suggerirne una interpretazione in chiave ufologica. Ma non sarà mai in grado di dimostrare al di là di ogni dubbio che tale interpretazione sia quella giusta.

Uno stesso passo può ammettere interpretazioni diverse e tutte altrettanto lecite. È quindi giocoforza concludere che la clipeologia è essenzialmente una «fiera di congetture». E l’accettazione di queste congetture è in larga misura una questione di fede.  Non risulta affatto chiaro, poi, che cosa la clipeologia intenda per «ufo». Resta in altre parole da stabilire se il suo lavoro abbia una funzione esclusivamente storica, prescinda cioè dal problema della natura del fenomeno ufo, oppure abbia anche un intento teorico esplicativo, presuma cioè di dimostrare la presenza costante degli extraterrerestri nella storia.  Un altro punto da discutere è il confine storico fra ufologia e clipeologia. Quest’ultima, si afferma, è la ricerca degli uro nel passato. Sì, ma quale passato?  Convenzionalmente si indica il 1947 come l’anno di nascita del problema ufo. In realtà quello fu soltanto l’anno in cui, per effetto dell’avvistamento di Kenneth Arnold sul Monte Rainier, il problema divenne di dominio pubblico.  Ma gli ufo si vedevano già da un pezzo, anche se venivano chiamati con altri nomi. Durante la Seconda Guerra Mondiale comparvero su vari teatri di operazioni e furono denominati «Foo-Fighters» (caccia infuocati); nell’estate del 1946 «invasero» i cieli dei paesi scandinavi, dove furono battezzati «razzi fantasma».  Naturalmente qui siamo sempre nel campo specifico dell’ufologia. Ma lo eravamo anche prima. Misteriosi aeromobili (la cui origine è rimasta ignota) furono osservati sopra l’Inghilterra e la Nuova Zelanda nel 1909; sulla Russia, la Polonia e ancora l’Inghilterra nel 1913 ; nel Sud Africa nel 1914. Più indietro ancora, tra la fine del 1896 e i primi mesi del 1897, si verificò negli Stati Uniti quella che è oggi considerata, se a ragione o a torto è difficile dire, la prima grande ondata di avvistamenti «ufo»: un bizzarro tipo di apparecchio volante, che fu denominato «airship» (aeronave), apparve a più riprese nei cieli di molti stati dell’Unione. Si ebbero centinaia di avvistamenti, casi di atterraggio e perfino osservazioni di «occupanti». Il fenomeno non è mai stato spiegato. Nel 1878 un contadino del Texas, John Martin, assistè al passaggio di un oggetto volante scuro, dalla velocità «impressionante», che egli descrisse, anticipando di 69 anni K. Arnold, a forma di «piatto».  Tutta questa casistica è ancora ufologia. E lo è per il semplice motivo che ha le medesime caratteristiche di notizia di cronaca, di documentazione immediata, di quella attuale. Tutti gli avvistamenti a cui ho accennato risultano infatti pubblicati sui giornali delle rispettive epoche, e possono quindi essere riletti così come furono riferiti subito dopo il loro accadere, senza che il trascorrere del tempo abbia potuto alterarne i particolari con il sovrapporsi di abbellimenti o il frammischiarsi di elementi leggendari.  Probabilmente è proprio qui, nel tipo di documentazione, che dobbiamo individuare il principale fattore discriminante tra ufologia e clipeologia. Quest’ultima, in pratica, comincia laddove finisce la disponibilità della cronaca giornalistica diretta. È interessante osservare che la suddetta discriminazione documentaria è suscettibile di tradursi in uno strumento di separazione cronologica. Si può infatti constatare che le caratteristiche della fenomenologia ufologica odierna cominciano ad essere riconoscibili, senza necessità di dover interpretarle come tali, a partire da un periodo localizzabile, con buona approssimazione, intorno alla metà del secolo scorso.

 

 

(Fonte : Il Giornale dei Misteri n. 214)